La fine del DNA spazzatura e perché conta
Jonathan M. (www.evolutionnews.org)
Molti critici del Disegno Intelligente si pongono le
domande: "Perché un sito ID dovrebbe essere contento di questa scoperta [si
tratta dei recenti risultati del progetto ENCODE (Encyclopedia of DNA Elements),
secondo i quali almeno l'80% del DNA è funzionale]?"; "La scoperta che gran
parte delle regioni non codificanti dei genomi è funzionale confuta il
Darwinismo e conferma l'ID?"
Si, questa scoperta è molto significativa e
di grande interesse per i teorici dell'ID e i critici di Darwin, per almeno
quattro ragioni.
La prima ragione è che l'affermazione che la maggior
parte del nostro DNA è "spazzatura" è stata per lungo tempo usata dai critici
dell'ID come obiezione al disegno: perché un progettista avrebbe riempito i
nostri cromosomi con così tanta ridondanza? Ciò sarebbe sorprendente
nell'ipotesi del disegno ma avrebbe un senso in una prospettiva Darwiniana, dove
tali sequenze possono essere pensate come "i residui degli esperimenti falliti
dalla natura" (Ohno, 1972). Così, mentre queste scoperte non confermano in modo
diretto l'ID o smentiscono il Darwinismo, rispondono però ad una frequente
critica dell'ipotesi di disegno.
La seconda ragione è che questa notizia
dimostra il grande valore euristico dell'ID rispetto al naturalismo
evoluzionistico. Mentre il concetto che la vita è il prodotto di un processo
naturale cieco e non guidato va d'accordo con l'idea che un mucchio del nostro
DNA non abbia alcuna funzione, il concetto di disegno porta a pensare che
troveremo scopi ingegneristici in ogni parte della cellula. Mentre il paradigma
evoluzionista scoraggia e ostacola la ricerca delle funzionalità, il paradigma
ID la incoraggia decisamente.
Terzo, il DNA spazzatura condiviso [fra le
specie] è stato spesso supposto offrire prova della discendenza comune
Darwiniana [di tutte le specie da un unico progenitore]. Ma se queste sequenze
non codificanti sono di fatto funzionali allora queste sequenze condivise
possono essere facilmente spiegate dal disegno comune.
Infine, la
sbandierata "identità" genomica del 98% tra uomo e scimpanzé si riferisce solo
al 2% del DNA che codifica per la produzione di proteine. Le regioni del DNA non
codificanti per proteine sono molto più specifiche per ogni specie. Se queste
parti di DNA non codificanti sono veramente funzionali, allora cosa succede a
tale "identità" e alla sua significanza rispetto all'ipotesi del "progenitore
comune" di Darwin?...
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