mercoledì 29 febbraio 2012

PERCHÉ LA FILA DEI NOSTRI PRESUNTI ANTENATI FINO ALL’HOMO ERECTUS, CHE C’È SU TUTTI I SUSSIDIARI SCOLASTICI, È UN INGANNO

PERCHÉ LA FILA DEI NOSTRI PRESUNTI ANTENATI FINO ALL’HOMO ERECTUS, CHE C’È SU TUTTI I SUSSIDIARI SCOLASTICI, È UN INGANNO
Prof. Giuseppe Sermonti, (scienziato genetista)
(ANNO X NUMERO 261 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERDÌ 4 NOVEMBRE 2005)
E’ proprio lo scimmione a dirci che i neodarwinisti hanno torto.
Ogni volta che la teoria di Darwin viene rimessa sul tavolo, ecco accorrere sul campo l’orda degli scimmioni. Le copertine dei rotocalchi si affollano delle truci immagini di quelli che la vulgata darwiniana ci ha assegnato come progenitori, come controparti di Adamo. Alla tavola dell’evoluzione, lo scimmione è un convitato imbarazzante. E non perché grugnisca e mangi con le mani e con i piedi, ma perché è veramente improbabile come antenato quadrumane di noi bimani e bipedi. Gli scimmioni (pongidi) si sono affacciati nel percorso dell’evoluzione con la schiena curvata, camminando sulle nocche, e non c’è più un solo scienziato che oggi pensi che quella strana andatura sia precedente alla stazione eretta e al camminare su due piedi.
Il più antico fossile di scimmione, in realtà due incisivi e un molare, è stato datato a mezzo milione di anni fa, mentre fossili bipedi o le loro impronte emergono dalla profondità di 4-5 milioni di anni, e forse molti di più. Eppure chi non ha visto, anche in edizioni recenti, scolastiche o giornalistiche, la pretestuosa fila dei nostri antenati, che comincia con una scimmia china sulle nocche e prosegue con sei-sette esseri (innominati) che gradualmente si erigono sino a raggiungere la stazione eretta di un maschio bianco anglosassone?
Quando è tratteggiato uno sfondo, lo scimmione vive tra gli alberi, mentre gli ominidi spaziano, sempre più eretti, nella savana. Quei tre denti di scimmione fossile sono, ohimé, caduti in un terreno che era al tempo una desolata savana. Senza disseppellire e disturbare i fossili e i loro denti, che non dispongono né di parola né di Dna, basta il confronto estetico per proclamare che l’uomo non può essere derivato dalla scimmia. Tra tutti i primati (e tra tutti i mammiferi) l’uomo è quello che ha i caratteri più originali, embrionali e generalizzati. “Il Peter Pan dei primati”, è stato chiamato: “il bambino che non voleva crescere”.
Tutti i caratteri scimmieschi (per non parlare di quelli mammiferini) sono chiaramente derivati, specializzati, adattati, senili. La spina dorsale eretta, il cranio tondo e appoggiato in basso sulla spina, la mano a ventaglio, la testa grande fanno dell’uomo il modello inalterato e infantile del mammifero, mentre la schiena china, la mano allungata, il muso prognato, i canini sporgenti degli scimmioni sono tutte caratteristiche derivate e specializzate. Se l’uomo e lo scimmione hanno uno stesso antenato, quello era decisamente umano. Come dice S. J. Gould, “era un bambino d’uomo”. I biologi molecolari hanno confrontato il Dna di uomini e scimmioni (che differiscono di poco più dell’uno per cento l’uno dall’altro) ed hanno ricostruito il Dna dell’antenato comune.
Questo somiglia al Dna dell’uomo moderno, che quindi risulta “ascendente” di quello dei suoi pretesi antenati.
Racconta una favola di T. W. White che un giorno Dio creò una serie di embrioni di mammiferi che, si sa, sono perfettamente somiglianti tra loro. Li chiamò davanti al suo trono e chiese loro che specializzazione avrebbero desiderato per la loro forma adulta. Uno per volta essi scelsero le loro armi, le loro difese, il loro isolamento. Finalmente l’embrione umano si avvicinò al trono e disse a Dio: “Se posso fare la mia scelta, resterei come sono. Non cambierei nessuna delle parti che mi hai dato… resterei un embrione indifeso per tutta la vita”. E il Signore: “Ben fatto! Ecco, embrioni tutti, venite qua con i vostri becchi e le vostre quisquilie e ammirate il Nostro primo uomo! Egli è l’unico che abbia risolto il Nostro enigma. In quanto a te, uomo, tu sarai come un embrione sino alla sepoltura. Eternamente fanciullo, resterai onnipotenziale, a nostra immagine e somiglianza, e potrai comprendere alcuni dei Nostri dolori e provare alcune delle Nostre gioie”.
Ma il pensiero e la parola umani – mi direte – non sono dotazioni finali, ultime specializzazioni?
E non è in loro virtù che l’uomo è l’essere più evoluto, la conclusione del creato? Questa è appunto la carta di Darwin: “Alla fine fu la parola!” Il pensiero, la mente, il linguaggio, sono per Darwin prodotto della materia cerebrale, risultato del grande sviluppo del cervello di Homo, ultimo successo della selezione naturale. La scimmia e l’uono-scimmia non parlano. Ernst Haeckel, alla fine dell’Ottocento, immaginò un “Pitecantropus alalus” (uomo-scimmia senza voce), precursore dell’“Homo stupidus”, che poco capiva, e infine del “sapiens”, che sapeva e parlava. I darwinisti si opponevano così al prologo di Giovanni: “In principio fu la parola”, prima dell’uomo, prima di tutto. La parola (la mente, il logos) ha formato il mondo, gli animali e l’uomo, nel quale si conserva come principio costitutivo, discorso articolato, tocco d’eternità. La Chiesa romana, pur accettando l’evoluzione, ha risolutamente rifiutate le filosofie che “considerano lo spirito come emergente dalle forze della materia viva o come
un semplice epifenomeno di questa materia.” (Giovanni-Paolo II, 1996).
E la scimmia, allora, ha perso la parola?
Consentitemi una parabola. Yzur è il nome di uno scimpanzé ammaestrato che dà il titolo a un racconto di Leopoldo Lugones (1905). Il padrone cerca in tutti i modi di farlo parlare ma “da un oscuro recesso di tradizione pietrificata, la razza imponeva il proprio millenario mutismo all’animale.” Egli aveva letto che gli indigeni di Giava pensano che le scimmie non parlavano “perché non le facessero lavorare.”
Alla fine del racconto, Yzur sta morendo e il padrone gli sta accanto. Con il suo ultimo respiro “sgorgarono in un mormorio (come descrivere il tono di una voce rimasta muta per diecimila secoli?) queste parole la cui umanità riconciliava le specie: “Padrone, acqua. Padrone, padrone mio…”.
Sul tavolo del salotto di mia nonna siciliana c’erano tre scimmiotti di bronzo su un piedistallo di marmo, nelle pose “non parlo”, “non vedo”, “non sento”. Non ho mai capito che cosa rappresentassero. Ora penso che quella buffa trinità simboleggi le pose di chi parola e sensi li ha, ma preferisce non usarli, perché non lo facciano testimoniare.
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A dimostrazione ulteriore che la civiltà dell'UOMO non va oltre i 6/7 mila anni, secondo come dice la Bibbia, che fa derivare tutto da Adamo ed Eva, ecco una scoperta che conferma tale verità.
In aggiunta alla notizia sottoriportata, mi sento di ricordare a tutti i credenti che la teoria dell'evoluzione è stata ufficialmente abbandonata e dichiarata falsa da quasi tutti i genetisti del mondo, e che non esistono prove di insediamenti UMANI nel mondo che vadano al di là degli 8000 anni da oggi, in base alle analisi del radiocarbonio 14.
L'età del ferro è una età STORICA, cioè datata: essa è iniziata 3500 anni fa ed è successiva all'età del bronzo (4500-3500 anni fa, circa), all'età del rame (5000- 4500 anni fa, circa) e all'età dell'oro e della pietra (8000-5000 anni fa, circa). E' ovvio che le date sono solo indicative perché il progresso umano (dei soli discendenti di Adamo ed Eva) ha avuto progressive assimilazioni delle scoperte tecnologiche per la lavorazione della pietra e dei metalli e per la manipolazione della creta e della terracotta.
Tutti i presunti ritrovamenti umani antecedenti a tale data, in realtà si tratta di "pitechi" (in greco = scimmie) e di "pitecantropi" (in greco "uomini-scimmia), ma MAI DI "ANTROPOI" (in greco = UOMINI)...
Ecco dunque la notizia
Trovati giocattoli eta' del ferro
Nel sud della Romania, risalgono a oltre 3.000 anni fa
(ANSA) - BUCAREST, 27 AGOSTO 2005 - Giocattoli in argilla datati 3.000 anni sono stati scoperti nel sud della Romania. Cosi' la direttrice del Museo di Buzau, Doina Ciobanu. 'Si tratta di piccoli boccali, cerchi e bastoncini risalenti all'Eta' del Ferro'. I giocattoli sono stati trovati in localita' Urgoaia, molto vicino a Pietroasele, zona dove gli archeologi trovarono nel 1837 il tesoro d'oro chiamato 'La chioccia con i pulcini".
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Secondo la teoria evoluzionista le comete dovrebbero avere la stessa età del sistema solare, circa 5 miliardi di anni. Eppure, ogni volta che una cometa durante la sua orbita passa vicino al sole perde così tanto del suo materiale che non potrebbe vivere più a lungo di 100.000 anni. Parecchie comete hanno "typical ages" di 10.00 anni.
Gli evoluzionisti spiegano questa discrepanza ipotizzando che:
Le comete vengono da una inosservata "Oort of cloud" ben al di là dell'orbita di Plutone, dove sono protette dalla distruzione solare.
Improbabili interazioni gravitazionali con rare stelle passanti (passing stars) spesso spingono violentemente le comete fuori da questa"nuvola"nel sistema solare.
Ulteriori improbabili interazioni coi pianeti rallenterebbero le comete entrate nel sistema solare. in questo modo allora, il sistema solare dovrebbe essere "rifornito" di nuove comete quando le più vecchie si consumano.
Tutto questo deve accadere abbastanza spesso da spiegare le centinaia di comete osservate. Fino ad oggi nessuna di queste ipotesi è stata confermata da osservazioni o calcoli scientifici.
Che dire? La Parola di Dio afferma:
Romani 1:21 perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.
Perciò si può affermare senza tema di smentita, che l'idea di un inizio istantaneo domina tutto il racconto della creazione.....
Oggi molti negano questa dottrina biblica così importante, con il pretesto di voler rispettare il metodo della scienza empirica. Eppure non si vede perché la scienza empirica dovrebbe essere incompatibile con l'idea di un Dio vivente che mantiene stabili, misurabili e osservabili certi fenomeni naturali, ma é libero di alterarli quando lo desideri per compiere il suo piano per l'umanità.
Secondo la Bibbia, infatti, il programma di Dio per la creazione e per la redenzione dell'uomo é caratterizzato proprio da eventi istantanei e soprannaturali,come vedremo anche in seguito...La sorprendente istantaneità degli atti soprannaturali della creazione e i miracoli di Dio riportati nelle Scritture,non deve però certo diminuire la gloria delle opere non miracolose,ma provvidenziali, compiute da Dio nella storia dell'umanità.(Daniele 4:17 e il libro di Ester).
LA differenza tra queste due manifestazioni della sovranità di Dio è altamente significativa. Miracolo e provvidenza non si devono mai confondere, Il concepimento del nostro Signore Gesù Cristo, per esempio, è stato istantaneo e soprannaturale, mentre la Sua nascita è stato il risultato di un processo graduale e naturale portato a termine sotto il controllo provvidenziale di Dio. Se il concepimento di Cristo non è visto come un atto miracoloso,ma solamente provvidenziale,allora l'incarnazione stessa viene a crollare e il cristianesimo è distrutto. (1 Giov.4.3-2 Giov.7)
Allo stesso modo, se gli eventi della genesi (capitoli 1- 2 ) si ritengono solamente provvidenziali piuttosto che miracolosi, allora il creazionismo biblico è distrutto e non semplicemente modificato
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La creazione ex nihilo si riferisce principalmente agli angeli (cfr.Colossesi 1:16), all'universo stellare (con tutta la sua complessità di oggetti visibili e campi di forza invisibili) e al nostro pianeta.
Quando Dio creò tute le cose viventi sulla terra, invece, le formò sempre in modo istantaneo, ma da sostanze inorganiche create precedentemente. Così Dio il 5° giorno ordinò che le acque producessero animali marini; tuttavia le acque, da sole, anche con l'aiuto del sole, non sarebbero mai state in grado di produrre degli animali così meravigliosamente belli e complessi,neanche in miliardi di anni!
Proprio come l'acqua usata dal nostro Signore Gesù alle nozze di Cana di Galilea (cfr.Giovanni 2:1-11) non avrebbe mai potuto diventare vino, anche se fosse rimasta in quei recipienti di pietra per miliardi di anni,in attesa di "evolversi".
In ambedue i casi quindi, le entità complesse apparvero all'improvviso,pur essendo state tratte da materia inorganica preesistente.Quindi, il fatto che Dio ordinò alla terra di produrre alberi, non implica un graduale processo di crescita, così come non lo implica il fatto che Dio abbia usato elementi inorganici per formare il corpo adulto e maturo dell'uomo alla fine della settimana della creazione. Purtroppo anche per ciò che riguarda l'origine della razza umana, alcuni cristiani hanno preferito credere alla divina provvidenza attraverso il tempo e i processi naturali, piuttosto che a un miracolo; così facendo hanno distorto il racconto della genesi fino a stravolgerlo....(
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Una ulteriore dimostrazione che fu Dio a creare tutte le cose, le piante, gli animali e gli uomini è data dalla somiglianza che hanno il melone e la zucca.
Fin quando si pensa alla scimmia che somiglia all'uomo, la fantasia corre e le ipotesi si sprecano, ma se guardiamo alle somiglianze e alle differenze fra altre specie viventi, la cosa diventa veramente ridicola!.
La farfalla vola, come un ... verme volante! Il verme si è evoluto e ha messo le ali.
Ma la maggior parte delle farfalle ha il corpo diviso in tre parti, come le formiche, le api e le vespe: allora è facile supporre che le specie si siano evolute: ma la farfalla fossile di 10 milioni di anni fa è identica a quella attuale!
Allora niente evoluzione!
Allora prendiamo le specie vegetali. l'evoluzione dovrebbe funzionare anche per loro, suppongo.
Il melone allora discende dalla zucca?
Hanno la forma simile, la polpa, i semi simili.
Bene! Ne nasce un'equazione: il melone sta alla zucca come l'uomo sta alla scimmia!
Adesso lasciamo agli evoluzionisti il compito di risolvere l'equazione.
Per noi creazionisti non c'è nessuna equazione ma una semplice addizione: Dio creò la zucca poi creò il melone, e poi quei cocomeri di scienziati evoluzionisti attuali...
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Esperti creazionisti anti-evoluzionisti:
Ferdinando Catalano, è laureato in fisica e specialista di fisica ottica. E' ricercatore scientifico e tiene corsi e seminari in diverse università italiane. E' autore di testi universitari e numerosi articoli scientifici. Collabora con l’osservatorio astrofisico di Arcetri (Firenze). Da diversi anni si occupa dello studio degli argomenti sul creazionismo. E' autore fra le altre cose di un saggio sulla cosmologia, i metodi di datazione e la Bibbia ("Insegnaci a contari i nostri giorni"- Ed. Tecnograff ).
Marco Chiesa è laureato in geologia ed è un ricercatore scienfitico della Narkas. Da diversi anni si occupa dello studio degli argomenti sul creazionismo. E’ conferenziere e autore di diversi articoli su questi argomenti.
Prof. Giuseppe Sermonti, (scienziato genetista

DARWIN e le origini illuministe del razzismo moderno e della schiavitù americana

DARWIN e le origini illuministe del razzismo moderno e della schiavitù americana
di Gianfredo Ruggiero
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La pubblicazione, nel 1859, del celebre libro di Charles Darwin "L'origine delle
specie" destò grande interesse negli ambienti accademici illuministi.
Concetti cardine dell'impianto darwiniano come "selezione naturale,
sopravvivenza del più adatto" e il termine di "razza favorita" furono infatti
accolti con grande entusiasmo tanto dai teorici del razzismo, quanto dai
sostenitori del libero mercato e della superiorità della razza bianca i quali
trovarono nelle teorie evoluzioniste di Darwin una inaspettata sponda
scientifica.
Come rileva G. Mosse nel suo libro "Il razzismo in Europa: dalle origini
all'olocausto", fu grazie alle teorie di Darwin che in Europa, e poi in
America, il razzismo riprese vigore e con esso la schiavitù e il
neocolonialismo.
L'antropologo illuminista inglese Edward Tyson individua nei neri - e più
precisamente nei pigmei - "l'anello mancante" tra la scimmia antropomorfa e
l'uomo, collocando i neri al livello più basso dell'ipotetica scala evolutiva,
mentre Arthur De Gobineau, teorico francese vissuto nella metà del
diciannovesimo secolo e autore del "Saggio sulla disuguaglianza delle razze
umane", interpreta la storia umana affermando che la purezza della razza
determina la capacità di sopravvivenza e di dominio sulle popolazioni inferiori.
Concetto poi ripreso dall'ideologo del nazismo Rosemberg e dagli assertori
dell'eugenetica.
Altri pensatori illuministi Diderot, D'Alembert e Voltaire avevano rifiutato
l'idea che bianchi e neri discendessero da un medesimo progenitore.
Lo stesso Voltaire, padre della democrazia, trovava normale investire i proventi
della vendita dei suoi libri nelle compagnie dedite alla tratta dei negri. A
conferma di come i principi di libertà, fratellanza ed uguaglianza proclamati
dai filosofi illuministi e sanciti nel sangue della Rivoluzione francese
riguardassero solo la razza bianca.
Fu grazie alle teorie evoluzioniste che in occidente si sviluppa una nuova
variante del razzismo, quello scientifico, che ha portato in America alla
segregazione razziale e alla riduzione in schiavitù di 14milioni di neri e ad
accettare lo sterminio dei pellirosse.
La schiavitù, si può obiettare, è sempre esistita. E' vero, ma a differenza di
quella dei secoli passati che riguardava i prigionieri di guerra o i debitori -
che tuttavia potevano riacquistare la libertà una volta saldato il debito o
finita la guerra - la schiavitù moderna, di estrazione illuminista, considera i
neri alla stregua di animali domestici, privi di qualsiasi umano diritto e
destinati, di conseguenza, a servire l'uomo bianco per tutta la vita.
Il razzismo, se in America si manifestò con la schiavitù e la segregazione
razziale (rimasta in vigore in molti Stati americani fino alla metà degli anni
sessanta), in Europa ebbe la sua espressione più violenta nella dottrina e nella
politica del nazismo, dove l'antiebraismo fu uno dei punti centrali del
programma hitleriano basato sulla purezza della razza ariana.
La teoria di Darwin della selezione naturale, sostenendo la prevaricazione della
razza più forte rispetto a quella più debole e giustificandola come necessità
naturale, aveva dato inoltre origine al "darwinismo sociale", che permise ai
borghesi conservatori di ieri e ai sostenitori del libero mercato di oggi di
affermare che le disuguaglianze sociali sono inevitabili necessità naturali.
In definitiva sia Hitler con la superiorità ariana, sia gli americani con la
schiavitù e la segregazione razziale non hanno inventato nulla, hanno solo
portato alle estreme conseguenze le teorie razziste già presenti in occidente e
che nell'evoluzionismo di Darwin hanno trovato nuova linfa, un formidabile
sostegno scientifico ed una insperata giustificazione morale.
Gianfredo Ruggiero, presidente Circolo Excalibur - Varese


http://www.noevolution.org/ 

Ma Darwin è ancora di sinistra?

Ma Darwin è ancora di sinistra?
di Nicoletta Tiliacos, Il Foglio,
Una storia di tanto amore e di qualche diffidenza. L’uso politico della teoria dell’evoluzione è tornato di gran moda
Ammirazione, apprezzamento, stima dubbiosa, diffidenza, condanna, riabilitazione, identificazione, entusiasmo: si può dire che i rapporti tra darwinismo e sinistra progressista abbiano toccato tutta la gamma dei sentimenti, dal polo positivo a quello negativo e viceversa, nel corso dei centocinquanta anni che ci separano dalla pubblicazione dell’“Origine delle specie” (1859). Era destinata a essere fatale, l’attrazione tra il materialismo storico e la teoria della selezione naturale. Anche se, come tutte le attrazioni fatali, quasi subito si è rivelata piena di contraddizioni, che hanno via via interessato gli epigoni dei rispettivi padri fondatori, Marx e Darwin, per arrivare con carica polemica intatta fino ai giorni nostri.
Il cuore della teoria darwiniana – l’idea della sopravvivenza del più adatto e della selezione delle specie causata dalla pressione ambientale – si prestava e si presta tuttora a una lettura ambigua, vista da sinistra. La prima lettura è ben rappresentata dalla famosa lettera di Friederich Engels a Karl Marx, datata 11 dicembre 1859: “Questo Darwin, che sto studiando (il libro era uscito da una ventina di giorni, ndr) è assolutamente stupendo. Per un certo aspetto la teleologia non era stata ancora sgominata, e lo si è fatto ora. Non era mai stato fatto un simile tentativo per dimostrare l’esistenza di uno sviluppo storico nella natura”. L’entusiasmo fu condiviso anche da Marx, quando a sua volta ebbe modo di leggere l’“Origine delle specie”: “Ecco il libro che contiene la base, in storia naturale, per le nostre idee”.
Una lettura piuttosto diffidente e addirittura svalutativa è invece quella che vede nella diramazione teorica del “darwinismo sociale”, ovvero la teoria della sopravvivenza del più adatto applicata alle cose umane, una subdola e pericolosa giustificazione del capitalismo, del liberismo senza limiti, dell’inutilità di ogni welfare. Il dominio della legge della selezione naturale rischia a ogni passo di diventare giustificazione dello status quo (chi ha la meglio sull’altro vince perché è nella natura delle cose, chi è ricco lo è perché se lo merita, e così via). Così facendo, rischia di uccidere in culla qualsiasi ambizione rivoluzionaria, qualsiasi sogno palingenetico di rifondazione del mondo. Inoltre, se pure non è bene che le colpe dei cugini ricadano sui cugini, nemmeno si può tacere che l’antropologo Francis Galton, che con Darwin aveva in comune un nonno e il milieu culturale, sia passato alla storia come il massimo teorico “scientifico” della selezione eugenetica della razza. Le stesse teorie sulla incoercibilità della concorrenza del filosofo inglese Herbert Spencer, che pure si rifacevano all’evoluzionismo darwiniano, hanno rappresentato per la sinistra progressista una bestia nera da combattere.
In ogni caso, quella di un’alleanza oggettiva, addirittura necessaria, tra marxismo e darwinismo, è stata ed è la lettura prevalente. Il darwiniano “Vangelo della distruzione”, come lo ha chiamato Giulio Giorello (prefazione a Michele Luzzatto, “Preghiera darwiniana”, Raffaello Cortina) cioè un vangelo che ha “sostituito la teologia ‘naturale’ con la selezione naturale”, offre troppi succulenti argomenti a supporto del materialismo marxista. Quanto a Darwin, rampollo di una famiglia dell’allora nuovo capitalismo rampante inglese, sappiamo che nel 1872 riceverà da Marx una copia in tedesco del “Capitale”, così dedicata: “A Charles Darwin, da parte di un ammiratore sincero”. Del libro, tuttora nella biblioteca di casa Darwin, sono state tagliate – e forse lette – solo pochissime pagine iniziali. Il naturalista inglese avrebbe ringraziato il filosofo tedesco, un anno dopo, con una letterina piuttosto rituale: “Caro Signore, Vi ringrazio dell’onore che mi fate con l’invio della vostra grande opera sul Capitale… Benché i nostri interessi scientifici siano molto diversi, sono convinto che tutti e due desideriamo sinceramente il fiorire della conoscenza e che questa, finalmente, servirà ad aumentare la felicità dell’umanità”.
Un Darwin piuttosto tiepido, insomma, attento a segnalare al corrispondente la propria sostanziale incapacità di approfondire come meritavano i temi dell’economia politica. Dediche a parte, anche Marx aveva da tempo mescolato all’apprezzamento per Darwin qualche riserva. Così scriveva a Engels, già nel 1862: “E’ notevole vedere come Darwin riconosce negli animali e nelle piante la propria società inglese, con la sua divisione del lavoro, la sua concorrenza, la sua apertura di nuovi mercati, le sue ‘invenzioni’ e la sua ‘malthusiana’ lotta per la vita. E’ il bellum omnium contra omnes (la guerra di tutti contro tutti, di Hobbes) e ciò ricorda Hegel nella sua ‘Fenomenologia’, dove la società civile interviene in quanto ‘regno animale’ dello spirito, mentre in Darwin è il regno animale che interviene in quanto società civile”.
Prima ancora, nel 1861, in una lettera all’agitatore politico socialista Ferdinand Lassalle, sempre Marx segnalava come “molto notevole” l’opera di Darwin, che vedeva “come supporto delle scienze naturali alla lotta di classe nella storia. Naturalmente bisogna accettare quella maniera rozzamente inglese di sviluppare le cose. Ma, nonostante tutti i difetti, qui non solo si dà per la prima volta il colpo mortale alla ‘teleologia’ nelle scienze naturali, ma se ne spiega il senso razionale in modo empirico”. Nel 1862, a raffreddare gli entusiasmi darwiniani di Marx, era arrivata anche la prefazione della libera pensatrice Clémence Royer all’edizione francese dell’“Origine delle specie”. La studiosa lamentava la “prevalenza del debole sul forte” e salutava nel darwinismo una nuova igiene del mondo, l’opportunità di basare scientificamente la necessità di liberarsi di quelle pericolose istituzioni che predicavano l’assistenza ai derelitti, il socialismo, la carità cristiana. Sembra che Marx non gradisse, mentre Darwin si guardò bene dal correggere direttamente la sua entusiasta prefatrice. In ogni caso, nonostante i presunti fraintendimenti e le vere distanze, nella sua orazione funebre ai funerali di Marx, il 17 marzo del 1883, Engels disse: “Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana”.
Il filosofo e storico della scienza francese Patrick Tort, darwiniano, marxista e autore di “Effetto Darwin” (uscito l’anno scorso in occasione delle grandi celebrazioni per i centocinquant’anni dell’opera più famosa del naturalista e per i duecento dalla sua nascita), ha scritto che quello tra Marx e Darwin è stato un “appuntamento mancato”. Se il primo avrebbe a un certo punto frainteso il valore dell’opera del secondo, è solo perché non tenne in debito conto l’“Origine dell’uomo” (1871). Il libro nel quale Darwin, nel postulare l’esistenza di istinti umani a loro volta plasmati dalla selezione naturale, avrebbe prefigurato l’altruismo come contrappeso, naturalmente “selezionato”, all allegge dell’“homo homini lupus”. “Attraverso gli istinti sociali – chiosa Patrick Tort – la selezione naturale seleziona la civiltà che si oppone alla selezione naturale”. Tort lo chiama “effetto reversibile dell’evoluzione”.
Un escamotage per riportare Darwin in un alveo progressista e per ridimensionare le relazioni pericolose tra selezione naturale e teoria malthusiana (nella quale è centrale l’irresistibile legge di natura che premia il più forte. Una legge che è inutile contrastare ma, al contrario, doveroso assecondare). Al loro posto, scrive Tort, il pensiero darwinista giustamente interpretato non postulerebbe più un vantaggio “di ordine biologico”, ma direttamente “sociale”. Una tesi non troppo lontana da quella che, già nel 1902, fu sostenuta dal principe e anarchico russo Piotr Kropotkin, nel libro “L’aiuto reciproco, fattore di evoluzione”, nel quale egli “dialogava idealmente con Darwin”, come ricorda lo psichiatra Giovanni Jervis (“Pensare dritto, pensare storto. Introduzione alle illusioni sociali”, 2007). Jervis, morto nell’agosto scorso, uomo di sinistra e da sinistra osservatore attento dei fatti sociali, confutò con forza il coinvolgimento di Darwin nelle teorie razziste spenceriane e galtoniane, mentre gli riconosceva quello che ai suoi occhi era un vero, indiscutibile merito: “Quel grande non era nemico di nessuno ma aveva espulso Dio dall’universo. Questo è oggi più evidente che cinquant’anni or sono”.
Oggi, più che cinquant’anni or sono, e di pari passo con la revisione delle basi della sua teoria scientifica, è più che altro evidente la grande riscoperta “politica” di Darwin. Incarnata dai libri dell’ateista Richard Dawkins e dai suoi sodali Pinker e Dennett, non meno che (per rimanere in Italia) da studiosi come Telmo Pievani e Edoardo Boncinelli. “Tremate, tremate, le scienze son tornate”, si intitolava un almanacco di MicroMega del 2008, con Darwin, Galileo e Einstein come testimonial di copertina. Rimane il dubbio su dove fossero andate nel frattempo, ma il senso è chiaro, ed è quello esplicitato da Jervis: se l’autore dell’“Origine delle specie” aveva scritto che “il mistero del principio dell’Universo è insolubile per noi, e perciò, per quel che mi riguarda, mi limito a dichiararmi agnostico”, i neodarwinisti e gli ultradarwinisti non gliela vogliono far passare liscia. Vogliono “portare Darwin alle estreme conseguenze” e fargli proclamare quello che lui, immerso nel suo tempo e nelle rigidità ottocentesche (oltre che sposato con la devotissima Emma Wedgwood) non volle apertamente dire. Liberarsi di Dio, e con lui dell’idea dell’unicità dell’uomo, riconoscerci tutti prodotti di un lignaggio casuale, plasmato dalla selezione naturale: ecco la vera battaglia progressista e di sinistra dei nostri tempi.
Ed ecco, anche, il motivo per cui la documentata critica scientifica al dogma della selezione naturale come motore della speciazione (critica di cui dà conto il libro di Massimo Piattelli Palmarini e Jerry Fodor “Gli errori di Darwin”, in uscita il 21 aprile per Feltrinelli) diventa immediatamente un peccato di negazionismo politico. Del resto, un appello alla riscoperta del “paradigma darwiniano” come ultima zattera per la sinistra in difficoltà dopo la fine del comunismo, risale già al 2000. Ne è autore il filosofo australiano della liberazione animale, Peter Singer, con i suoi seminari alla London School of Economics (raccolti in un libro, “Una sinistra darwiniana. Politica, evoluzione e cooperazione”, pubblicato in Italia dalle Edizioni di Comunità). Quello proposto da Singer è un darwinismo apparentemente emendato dalle derive più imbarazzanti. Basta con l’idea che il socialismo possa mutare l’essere umano, basta – giustamente – con l’utopia di perfettibilità che si è trasformata “negli incubi della Russia stalinista, della rivoluzione culturale in Cina e della Cambogia di Pol Pot”. Accettare il darwinismo, dice Singer, significa rassegnarsi al fatto che certi aspetti della natura umana sono immutabili, proprio perché selezionati in milioni di anni. Gli interessi di questa nuova sinistra darwiniana devono essere soprattutto bioetici. Dobbiamo sapere, spiega per esempio Singer, che quella che chiamiamo morale è un retaggio dell’evoluzione, con tutte le sue imperfezioni. Bisogna diffidarne, e preferirle un approccio utilitaristico.
Non possiamo sapere che cosa avrebbe pensato, di questi esiti “di sinistra” della sua teoria, il malinconico naturalista inglese che passò un lustro a caccia di idee e di forme viventi a bordo del brigantino Beagle, dopo aver superato a stento la diffidenza del capitano FitzRoy (il quale, da seguace delle teorie fisiognomiche del filosofo Lavater, aveva visto nella forma del naso di Darwin un indizio di poca energia). Forse Darwin si stupirebbe, a dar retta a quello che scrive il grande genetista (e indomabile marxista) Richard Lewontin sulla New York Review of Books. E cioè che la teoria della selezione naturale non poteva che nascere, allignare e affermarsi nell’Inghilterra del capitalismo fiorente. Fu “la percezione della struttura dell’economia competitiva a fornire le metafore su cui è stata costruita la teoria dell’evoluzione.

http://progettocosmo.altervista.org/index.php?option=frontpage&Itemid=22

Darwin`s black list

Darwin`s black list
Some readers asked us to explain in a brief list what are for us the major problems of neo-Darwinism.
Neo-Darwinian theory fundamental assertion is that all functional biological complexity arose by non-teleological variation and natural selection (unguided macroevolution of all species from a unique common ancestor).
Here is our "black list" of 12 major problems or contradictions that deny such fundamental assertion.
Origin of life
Neo-Darwinian theory cannot provide a coherent explanation of the origin of life. Darwinian processes work modifying and selecting pre-existent organisms then cannot account for the origin of the first ancestors.
Complex Specified Information
Information that is both complex (with very low probability) and specified (that conforms to a pattern) cannot be generated by laws and/or chance. For example books and computer programs contain complex specified information. Also the information contained into the DNA code of chromosomes is of this sort: it specifies complex instructions for making proteins and doing other tasks. Organisms are full of complex specified information.
Irreducible Complexity
A system cannot be obtained by evolution if all its parts must be correct and in place just from the beginning. Such systems are called "irreducible complex" and have no fully functional simpler precursors. Organisms are full of irreducible complex systems.
Cellular hierarchy
Molecular biology discovered that the biological cell contains stored information (e.g. DNA patterns) and a processor managing this information according to a shared code (the genetic code). Chance can blindly generate patterns but cannot generate an agent processing patterns. Only an overarching intelligent designer who knows the patterns, the agent processing the patterns and the code they share is able to do this. The set composed of the processor + patterns + shared code is a three-components irreducible complex system that cannot arise by chance.
Complementary Specified Complexity
If two systems share a complex and specified interface this evidences a higher common design. Biological realm shows many examples of complementary specified complexity: for example, reproductive organs in mammals. Such interrelated systems cannot evolve separately and gradually but must be designed by who knows in the same time both systems and their shared interface. Sexual reproduction needs two sexually different individuals to work. Admit that a Darwinian process just produced the male individual of a certain species. Now another Darwinian process should generate the female. But Darwinian processes need reproduction to function. The contradiction is that unfortunately reproduction is yet missing.
Missing links
Paleontology and anthropology reveal that fossils don't show transitional forms. What seem to be mutants are simply stand-alone species or sub-species. Gradual evolution should have left behind countless intermediate forms.
Cambrian explosion
Paleontology shows that during the Cambrian many novel animal forms and body plans arose in a geologically brief period of time. This doesn't agree with step-by-step slow-working evolution.
Thermodynamics
In physics second law of thermodynamics states in our universe there is a systematic trend toward disorder. This is the opposite of random evolution, which would be a systematic trend toward order. Without intelligent interventions physical and information entropy (disorder) spontaneously increase. Per se energy input cannot increase information and organization into a system. Second law of thermodynamics and unguided biological evolution cannot be both right.
Irreducible complexity involved in macro changes
An alleged macro transition between two morphologically different species would involve a large number of modifications into many irreducible complex systems of the initial species. These irreducible complex systems cannot work if modified, so mutants would not survive.
Error correction mechanisms
Molecular biology shows that many error-control mechanisms work into the cell to avoid or recover genetic errors. Random mutation (errors) and natural selection is a process that needs errors and in the same time would this process create mechanisms to eliminate them? One cannot have it both ways: either Darwinian processes are based on DNA errors and then don't create DNA-repair mechanisms deleting errors or Darwinian processes do create DNA and its repair systems and then Darwinian processes cannot be based on errors. This is a contradiction.
Fisher's theorem
In population genetics an interpretation of R.A. Fisher's fundamental theorem of natural selection implies that biological diversity suggests the absence of a general selective force. A general selective force, like the Darwinian one, should minimize biological diversity. Instead in nature we see an astonishing biological diversity. It's contradictory that Darwinian evolution pretends to explain diversity via the elimination of diversity.
Haldane dilemma
Genetist J.B.S. Haldane calculated that in a steady population of slowly reproducing mammals, no more than one gene could be fixed per 300 generations due to the cost of substitution. Let's focus on human evolution long, say, ten million years. Considered 20 years the effective individual generation time during that era. That makes for 500,000 generations. Then applying the Haldane limit of one substitution per 300 generations, we would have that in ten million years the population could substitute no more than 1,667 beneficial nucleotides. That is not enough to explain human evolution.
The above arguments are rigorously based on experimental and theoretical scientific results only.
All these arguments illustrate from different points of view that evidence is against Darwin's theory. We are unavoidably leaded to the conclusion that intelligent design is the best explanation for the origin of life and the development of species


http://www.youtube.com/watch?v=rOL4AoNuDy0&feature=colike



Ammesso che in lunghi intervalli di tempo potessero formarsi
spontaneamente, ora una molecola di zucchero, ora un grasso, ora persino
una proteina, ognuna di queste molecole avrebbe avuto soltanto
un'esistenza effimera. Come avrebbero potuto accumularsi? E se non si
potevano accumulare, come avrebbero potuto formare un organismo?"
(premio Nobel prof. George Wald)

Complex systems of nested hierarchies

Complex systems of nested hierarchies
Laszlo Bencze
Why complex systems of nested hierarchies like cars or living things cannot be produced from the lowest to highest level.
An automobile is an example of a complex system with nested hierarchies. At the highest hierarchical level, a car is a device for transporting people and things. It consists of several sub-hierarchies:
1. Steering mechanism
2. Braking system
3. Engine
4. Transmission Etc.
The most complex of these is the engine. Within the engine we have further sub-hierarchies like the crankshaft assembly, a precisely machined and balanced steel bar which converts rotary to linear motion. Then we have the piston assembly which includes the piston itself, connecting rod, piston pin, and rings. The rings are a hierarchy down from the pistons. They are precision parts and typically sold as sets. The set of spark plugs and wires is yet another sub hierarchy of the engine. And each spark plug is a hierarchy of it's own consisting of insulator, threads, electrode and so on. And the same applies even to spark plug wires which consist of insulator, copper wire, and connectors.
The car does not function unless all the hierarchies of systems are included in the proper order. Nor can they be included helter-skelter. They have to be in the proper assembly order. The piston rods must be connected to the crankshaft. The cylinders must have spark plugs. The wheels must have tires. A car which has the pistons in the trunk and the tires on the back seat is useless. An engine without piston rings will not function.
Living things, too, consist of systems of nested hierarchies. The breathing system consists of lungs and diaphragm. The lungs consist of little sacs called alveoli which in turn consist of thin tissue and capillary systems. Through the capillaries flows yet another complex system: blood which contains the sub-hierarchy of molecules of hemoglobin which must be arranged into precise molecular configurations critical to capturing and releasing oxygen.
Anyone desiring to build anything as complicated as a car or house realizes that the task must be carefully planned from the start. It will not do to specify a huge diesel engine only to realize at the assembly phase that it will not fit into a small sports car. Nor will it do to lay the foundation for a house and then decide it ought to have a basement. A builder needs to know how the house or car will end up before the first labor begins. That's what blueprints are for.
Nor can this planning start until the purpose of the project is well understood. A house cannot be modified into a car half way through construction. That is why the planning of complex building projects always proceeds from the top down at the highest hierarchical level from ideas to sketches to preliminary drawings to modifications which culminate in detailed engineering drawings and lists of specifications and parts. All this occurs prior to construction because once the project has begun changes are impossible or difficult and extremely costly.
Yet evolution claims that purpose is unnecessary; planning is unnecessary; knowledge of hierarchies of complexity is unnecessary. All that is necessary to life is the lowest level of the complex system plus chance. Random effects will mold molecules into the complicated hierarchies which lie above.
We now understand that the molecule lying at the lowest level of hierarchy is DNA. The random changes are simply substitutions of one DNA base for another resulting in a mutation. A useful mutation will aid survival and reproduction. The cycle of mutation/selection is the engine that drives evolution. So we are told. But wait: mutation takes place at the lowest level of a living organism's hierarchy. How can changes at this level be coordinated into the vast array of hierarchies above?
Imagine handing an ancient Roman engineer a spark plug and expecting that by tinkering with it he might eventually develop a car. How could this possibly happen without a vision of a car and how its hierarchies interrelate? Even if that ancient Roman somehow stumbled on a modification that improved the spark plug he would have no way to recognize the improvement because without all the hierarchies that make up a car, the spark plug is useless.
No amount of fiddling and tweaking will ever turn a spark plug into a car. Why then should we agree that the process of creating the highest hierarchy by modifying the lowest - a process which has never been observed in the history of technology - should work so well in biology?
Editorial Note: About nested hierarchies see also:
http://progettocosmo.altervista.org/index.php?option=content&task=view&id=122

SMENTIAMO L'EVOLUZIONE

SMENTIAMO L'EVOLUZIONE
di S. Bertolini
1. Prova sistematica: La sistematica, o scienza della classificazione, ci presenta il mondo vivente organizzato in gruppi (tipi, classi, ordini, famiglie, generi e specie), secondo un sistema gerarchico. Per esempio, le specie sono raggruppate in generi, i quali a loro volta, costituiscono una famiglia, e cosi via. Quindi tutte le specie sono inserite in un sistema di somiglianze e di differenze comprensibili solo se si ammette un rapporto di parentela.
La classificazione del mondo vivente lo dobbiamo al botanico, zoologo, medico e creazionista Carolus Linnaeus che lo ha pubblicato nel 1735 nel suo libro Systema Naturae (nome completo Systema Naturae per regna tria naturae, secundum classes, ordines, genera, species, cum characteribus, differentiis, synonymis, locis).
Segue poi il suo libro Philosophia Botanica nel 1751, contenente una visione completa del suo sistema tassonomico.
Il concetto di eredità è stato pubblicato appena nel 1866 da Gregor Mendel a seguito di esperimenti empirici su piante di piselli. La scienza della genetica moderna nasce nel 1900, ma il DNA a forma elica è stato proposto per la prima volta soltanto nel 1953 da James D. Watson e Francis Crick.
Chiaramente la classificazione linneana (130 anni prima della scoperta di eredità e 220 prima del DNA) considerava solo il fenotipo, cioè le caratteristiche esterne di un organismo perché del genotipo Linneus non ne sapeva bel niente.
Con le conoscenze genetiche odierne e l'abilità di mappare il genoma degli organismi si vede che in molti casi sembrano esserci più similitudini nel DNA fra animali con un fenotipo molto diverso, rispetto a quelli più simili.
Per esempio uno si aspetterebbe una parentela molto più stretta fra un cavallo ed una mucca (essendo quadrupedi erbivori), rispetto ad un pipistrello, però il DNA di un cavallo è più simile a quello di un pipistrello rispetto ad una mucca, e questo ci fa capire che l'apparenza esterna non è una buona guida di parentela.
Altre caratteristiche simili, sono altrettanto delle pessime guide di parentela come, ad esempio, la nostra emoglobina che è simile a quella di un lombrico.
Questo ci fa diventare cugini dei vermi?
Il nostro lisozoma è più simile a quello di un pollo rispetto ad un scimpanzé.
La classificazione linneana, alla luce delle scienza moderna (in particolare per quel che riguarda la genetica) sta riscontrando sempre più difficoltà e questo ha fatto nascere un nuovo sistema di classificazione che considera anche le scoperte della scienza moderna e che è in fase di perfezionamento. Si chiama baraminologia.
2. Prova dei fossili. La paleontologia, ovvero lo studio degli esseri antichi, cioè, in altri termini, lo studio dei resti fossili, rivela che pochi milioni di anni fa tutte le specie di piante e di animali oggi viventi non esistevano sulla Terra. C’erano, invece, numerose altre specie ora scomparse.
Che cosa provano i fossili? Le specie non sono affatto sparite. Se consideriamo i famosi fossili viventi dei veri e propri ossimori non solo come struttura grammaticale di termini contraddittori, ma come filosofia evoluzionistica contraddittoria.
Esistono innumerevoli esempi di specie di fossili che si ritenevano estinte da milioni o addirittura centinaia di milioni di anni, di cui, però, sono stati trovati esemplari non solo vivi e vegeti, ma essenzialmente invariati, cioè rimasti immutati nonostante siano trascorsi, a detta degli evoluzionisti, milioni di anni.
Per citare solo alcuni esempi: Limulo 450 milioni di anni (Ma); celacanto 350 Ma; gamberone 150 Ma; farfalla (Riodinidae) in ambra 65 Ma; pino Wolemi 65 Ma; e uno dei più recenti, il lemure Ida (Darwinius masillae) di 47 Ma.
Una più completa lista di fossili viventi, affermato come milioni di fossili, la si può trovare nell’Atlante della creazione di Harun Yahya.
L'idea che i fossili rappresentino l'evidenza dell'evoluzione, è semplicemente un preconcetto senza alcuna base. Se consideriamo poi, la totale mancanza di fossili di transizione, detti anche anelli mancanti, questi danno un colpo fatale all'ipotesi dell'evoluzione graduale dei piccolissimi passi attraverso milioni di anni.
Gould ed Eldredge, nel 1972, si sono inventati il principio dell'equilibrio punteggiato per cercare di spiegare questa totale assenza di forme di transizione.
Darwin stesso era molto preoccupato per la mancanza di forme di transizione. Aveva dichiarato che era solo una questione di tempo e poi sarebbero stati ritrovati.
“..p. 171: Perché, se le specie sono discendenti da altre specie attraverso graduazioni impercettibilmente sottili, non vediamo ovunque innumerevoli forme di transizione?... Invece quello che vediamo sono delle specie ben distinte…
p. 280: Allora, perché ogni formazione geologica non è piena di anelli intermedi? La geologia sicuramente non rivela alcuna tale catena organica finemente graduata; questa, forse, è la più ovvia e grave obiezione che si può sollevare contro la mia teoria.”
Charles Darwin, “Sulle origini delle specie”, 1859, London: John Murray, 1° ediz. pp. 171, 280
Sino ad oggi questi miliardi di forme di transizione, fra ogni specie sia nel mondo delle piante sia nel mondo degli animali, mancano ancora tutti. Tuttavia il venerato albero evolutivo, che è possibile trovare in ogni libro di testo scolastico, è stato anche recentemente abbattuto.
La copertina dell'edizione di gennaio 2009 della prestigiosa rivista scientifica New Scientist aveva come titolo "Darwin aveva torto, l'albero della vita viene abbattuto". Nel relativo articolo viene citato Eric Bapteste, Biologo, dell’Università Pièrre & Marie Curie, Parigi “Non esiste alcuna evidenza che l’albero della vita sia una realtà”, Lawnton, G., Uprooting Darwin’s tree, New Scientist 201 (2692): 34–39, 24 January 2009.
3. Prova del codice genetico. Le strutture e le funzioni degli organismi sono determinate dalle proteine di cui questi sono fatti. In tutti gli organismi viventi siano essi batteri, alghe, funghi, piante o animali, il codice genetico è esattamente lo stesso. E’ come se tutti gli abitanti del globo parlassero una stesse lingua codificata da un unico vocabolario. Il codice genetico, inoltre, è universale. L’esistenza di un codice universale dimostra che tutti gli organismi sono imparentati tra loro.
E' vero che ogni essere vivente viene codificato dagli stessi mattoni genetici (le lettere C, T, G, A), ma questo significa per forza una parentela? Forse dimostra che un progettista usa gli stessi mattoni in un meccanismo che è efficace per tutti gli esseri viventi. Dopo tutto, devono coesistere nello stesso ambiente e nell’ecosistema di questo pianeta che si chiama terra.
Nonostante il fatto che ogni essere vivente condivida gli stessi mattoni genetici, il meccanismo in cui essi vengono espressi, è molto più complicato e fuori dalla portata della conoscenza della scienza.
Il presunto livello di complessità dell'organismo, non è per niente correlato al numero dei cromosomi, con forme "semplici" o "primitive" avendo più cromosomi dell'uomo. L'uomo ha 46 cromosomi, mentre un crisantemo ne può avere da 18 a 198.
Ecco, ad esempio, alcuni esempi: Cambarus clarkii (gambero di fiume) 200, cane 78, gallina 78, scimpanzé 48, Xenopus laevis (rana del Sud Africa) 36, Drosophila melanogaster (moscerino della frutta) 8, Myrmecia pilosula (formica) 2.
In questi ultimi anni, due importanti scoperte, relative al mondo della genetica, hanno ulteriormente indebolito il dogma evoluzionista.
Si è scoperto, infatti, che l'espressione del genotipo non è dovuto unicamente al suo DNA, ma anche all'esistenza di pseudogeni che influiscono moltissimo in questa espressione.
Gli evoluzionisti, precedentemente, consideravano questi pseudogeni come coppie di geni per la codifica delle proteine che erano stati disabilitati con la progressione dell'evoluzione, diventando inutili.
La seconda scoperta, decisamente a danno dell'evoluzione, e che il 98% del DNA considerato come DNA spazzatura (per ridondanza evolutiva) in realtà ha una funzione decisiva e fondamentale per l'organismo.
Più si approfondisce lo studio del DNA e del RNA (il meccanismo di lettura del DNA), più si intuisce l'incredibile complessità di questo straordinario meccanismo che può essere soltanto il frutto di un disegno intelligente.
4) Prova dell’anatomia comparata. E’ la scienza che studia e confronta tra loro le strutture degli animali. Essa ci insegna che nell’anatomia degli animali di uno stesso gruppo sistematico c’è sempre una ricca serie di corrispondenze strutturali.
Per esempio le zampe del cane hanno la medesima struttura di base delle nostre braccia e delle nostre gambe: vi sono presenti un femore, la rotula del ginocchio, la tibia con la fibula e infine le ossa del tarso con cinque dita.
L'omologia consiste nella teoria che rapporti evolutivi a grande scala possono essere provati da similitudini nell'anatomia e fisiologia di diversi animali. Dai tempi di Darwin l'omologia viene citato in libri di testo come uno dei più importanti e convincenti prove dell'evoluzione. Tuttavia, uno studio del materiale sull'argomento non da l'evidenza per l'evoluzione naturalista. Al contrario, molti esempi di omologia sono meglio spiegate dal punto di vista di un progetto intelligente. Inoltre, crescenti conoscenze delle fondamenti genetiche e molecolari della vita rivelano molti importanti eccezioni e contraddizioni alla teoria.
Come risultato l'omologia, come prova dell'evoluzione, si può considerare confutata. Gli evoluzionisti hanno cercato di spiegare i molti esempi che sono eccezioni, definendo quelli che sono simili per discendenza da un antenato comune, omologia, mentre quelli che sono simili solo per funzione, sono chiamate analoghe.
Gli arti anteriori dell'uomo, delle balene, degli uccelli e dei cavalli sarebbero omologhe, mentre le ali degli uccelli e degli insetti sarebbero analoghe.
Però la struttura dello scheletro dell'ala di un uccello sarebbe omologa a quella di un pipistrello, per discendenza da un antenato rettilio comune, ma sarebbero contemporaneamente analoghe per la modifica di funzione per il volo (piume per gli uccelli e membrana della pelle per il pipistrello).
Così quando una similitudine di disegno sostiene l'evoluzione diventa un'omologia e viene accettata come una prova dell'evoluzione, mentre quando non sostiene l'evoluzione le stesse similitudini diventano analoghe.
L'esistenza di strutture analoghe viene spiegato con un'evoluzione convergente attraverso un'evoluzione indipendente di strutture simili grazie a pressione ambientali simili.
Tuttavia, ancora una volta ci sono delle serie obiezioni alla proposta evoluzionista. L'embriologia ha dimostrato un importante problema per organi o strutture identiche o molto simili in differenti animali che non si sono sviluppate dalla stessa struttura o gruppo di cellule embrionali?
Non è insolito trovare strutture fondamentali come il tratto digestivo (tubo digerente) che si forma da tessuti embrionici differenti in diversi animali. Per esempio negli squali questo si forma dal tetto della cavità digestiva embrionica. Nelle rane si forma dal tetto ed il fondo, invece in uccelli e rettili dalla parte inferiore del disco embrionico o il blastoderma.
Anche il classico esempio del arte antriore vertebrato (a cui si riferisce Darwin e che viene citato in centinaia di libri di testo come prova dell'evoluzione) ora si è dimostrato errato come esempio di omologia. Questo perché lo sviluppo degli arti anteriori in parti del corpo differenti in specie differenti, ma con struttura simile, non può essere spiegata dall'evoluzione.
Gli arti anteriori di un tritone si sviluppano dai segmenti del torso da 2 a 5, in una lucertola da 6 a 9, e nell'uomo i segmenti si sviluppano da 13 a 18 (de Beer, S.G., Homology, An Unsolved Problem, Oxford University Press, London, p. 13, 1971).
Il Dr. Michael Denton ha concluso che questa prova dimostra che gli arti anteriori non si sono sviluppati omologamente.
Nuovamente la spiegazione più logica e coerente è quella di un progettista che nel suo disegno ha usato la stessa soluzione per diverse specie che devono tutte vivere nello stesso ambiente.
La ruota della biciclette, della moto e della macchina condividono lo stesso ottimo disegno che è considerato il più efficace. Perché reinventare la ruota?
5. Prova dell’embriologia. E’ la scienza che studia lo sviluppo dell’embrione. Gli studi embriologici mostrano che la formazione di molte strutture non avviene secondo una logica lineare, ma segue vie contorte, spiegabili solamente con tracce di antichi percorsi evolutivi. Per esempio le balene derivano da antenati provvisti di denti, ma esse sono prive di denti; oppure la presenza di fessure sui lati del collo dell’embrione umano: fessure simili compaiono nell’embrione dei pesci, ma poi diventano fessure branchiali.
E' impressionante quanto il dogma ed i preconcetti dell'evoluzione rimangono fissati nonostante le scoperte della scienza. Questa fissazione che gli embrioni siano incredibilmente simili nei primi stadi dello sviluppo, anche fra specie diverse, lo dobbiamo a Ernst Haeckel che ha disegnato degli embrioni che sarebbero stati l’evidenza dell’evoluzione. Viene chiamata la teoria della ricapitolazione.
La realtà è che Haeckel ha falsificato questi disegni. Wilhelm His, professore di anatomia dell’Università di Leipzig, ha riconosciuto la frode già nel 1874.
Più recentemente Stephen J. Gould, rinomato evoluzionista, ha dichiarato che “La teoria della ricapitolazione è defunta”, Natural History, 89: 144, Aprile 1980.
Il più attivo oppositore alla truffa di Haeckel è stato M. Richardson: “Questo è uno dei peggiori casi di frode scientifica.”, The Times (London), p. 14, 11 Agosto 1997. Se per decenni gli embrioni di Haeckel e la teoria della ricapitolazione sono state scartate dagli scienziati evoluzionisti stessi come una grande bufala, perché questa teoria viene ancora presentata in ogni libro di testo scolastico?
Se facciamo riferimento alla risposta precedente, quella sulle strutture omologhe, vediamo che anche un accurato studio di embriologia, non sostiene l'affermazione dell'ipotesi evoluzionistica.
Semplicemente l'evoluzione non spiega adeguatamente quello che si vede nell'embriologia, nella biologia molecolare e in molti altri rami della scienza.
D’altra parte, visto il riferimento nella domanda all’evoluzione delle balene, il rinomato Pakicetus attocki come forma di transizione fra mamiferi terrestri e balene ormai anche lui devere essere messo da parte. La scoperta nel 2001 di un scheletro più completo di Pakicetus da parte del noto esperto sulle balene Thewisson ha concluso che Pakicetus era semplicemente un rodditore e per niente un animale aquatico (Nature 413(6853):277–281, 20 Settembre 2001.). Cosi la catena evolutiva per le balene si è spezzata perché rimane una favola infondata. Peccato che quasi tutti i siti internet a sostegno dell’evoluzione continuano a promuovere Pakicetus come indiscuttibile forma di transizione, basandosi sul primo scheletro parziale scoperto nel 1983. E’ ora di aggiornare le loro idee, siamo nel 2010!
6) Prova delle strutture vestigiali. Sono le strutture residuali del corpo. La ridotta peluria del nostro corpo è un esempio di struttura vestigiale: è tutto ciò che rimane della pelliccia dei nostri predecessori.
Nel 1890 la lista di organi vestigiali dell'uomo erano 180 organi considerati ridondanti perché non si conosceva la loro funzione. Sarebbero stati organi che nei nostri antenati animali avevano una funzione, ma che, con il passare del tempo, e l’evoluzione, hanno perso la loro funzione e anche le loro dimensioni si sono ridotte. Man mano che la conoscenza dell'anatomia e della fisiologia ha fatto dei progressi è stato anche scoperto che alcuni di questi organi vestigiali avevano ancora una funzione!
Nel 1999 è stato scoperto una funzione anche per l'ultimo organo considerato vestigiale, che si pensava privo di funzioni e del tutto inutile. Dal 1999, quindi, anche per la scienza non esistono più strutture vestigiali e quell’elenco di 180 organi si è ridotto a ZERO dato che tutti quegli organi hanno una loro ben definita funzione.
Per citare solo alcuni dei presunti organi vestigiali e le loro funzioni chiave ci sono l'appendice (parte del sistema immunitaria e critica sopratutto nei primi stadi di sviluppo dei bambini che è strategicamente collocata all'entrata dell'ileo), le tonsille (una simile funzione all'entrata alla faringe), la ghiandola pineale (secerne melatonina, un ormone che regola il ritmo circadiano ed ha altre funzione), il timo (parte del sistema immunitario legato alle cellule-T che vengano attaccate e neutralizzate dal HIV, diventando quasi sempre fatale).
Un'altro colpo mortale per l'evoluzione che in questo modo perde un’altra icona dell'evoluzione. Vediamo, così, che ogni parte, ogni organo del meraviglioso corpo umano ha una funzione ben precisa, testimonianza di un favoloso disegno intelligente!
7. Prova delle somiglianze del DNA. Una moderna tecnica biologica è quella di appaiare i filamenti di DNA prelevati da due specie diverse: tanto più simili sono i due DNA, tanto più simile risulta l’appaiamento. Questa tecnica, detta ibridazione del DNA, dimostra le somiglianze e le differenze biologiche esistenti tra gli organismi, e confermano l’esistenza dei loro rapporti di parentela.
La tecnica dell'ibridazione non è considerata come una tecnica valida dai microbiologhi molecolari perché solo una piccola sequenza del DNA viene divisa e comparata alla sequenza tratta da un'altro organismo.
E' proprio con questa tecnica che è stata fatta la prima comparazione nel 1975 del DNA dell'uomo con quello della scimmia. Il risultato era di un schiacciante 97% di similitudine, provando così la nostra stretta parentela e confermando l'ipotesi evolutiva.
Usando una statistica corretta, considerando il numero di misure fatte, la similitudine si riduce al 96%. Sempre una prova schiacciante dell'evoluzione dell'uomo dalla scimmia?
Considerando la genetica, purtroppo non ci arriviamo neanche vicino. Il famoso genetista delle popolazioni J. B. S. Haldane ha calcolato la probabilità dell'evoluzione dell'uomo dalla scimmia in base ad una similitudine del DNA di 96%.
Concedendo 10 milioni di anni a disposizione per l'evoluzione (che non ci sono), ignorando che il 90% delle mutazioni sono fatali, presumendo che ogni mutazione fosse "guidata" nella stessa direzione (una dicotomia per l'evoluzione) e ignorando che le mutazioni non sono indipendenti, ha calcolato che sarebbero possibili solo lo 0,001% delle mutazioni necessarie (il 4% corrisponde a 240 milioni di mutazioni fra i 6 miliardi di geni nel genoma umano). Ha calcolato che servono in media 300 generazioni per fissare una mutazione in tutta la popolazione.
Cosi è nato il Dilemma di Haldane che considera l'evoluzione genetica dell'uomo dalla scimmia (o un antenato comune) come impossibile nonostante ci sia il 96% di similitudine.
Lo studio del genoma umano è stata completato nel 2001 e quello del scimpanzé solo nel 2005. Studi più recenti indicano che la differenza, fra DNA umano e quello dello scimpanzé, è ancora più estesa, e la similitudine si riduce ulteriormente, sino al 92%. Nature, 27 May 2004, pp. 382 - 388.
Studi precedenti prendevano in considerazione solo la sostituzione delle lettere genetiche, non le trasposizioni, delezioni, o duplicazioni di lettere. Così è venuto meno un’altro sostegno all'evoluzione.
Ma quello che viene completamente a mancare, secondo il concetto dell’evoluzione attraverso la mutazione, è il fatto che la genetica ha mostrato, in modo inconfutabile, che le nuove informazioni genetiche non vengono mai create.
(Su questo argomento, consultare il libro del noto genetista, Dr. J. C. Sanford, inventore tra l’altro del “gene gun”, Genetic Entropy & The Mystery of the Genome, FMS Publications, 3rd Ed., 2008, p. 27).
8) Prova delle somiglianze delle proteine. Alcune proteine sono talmente importanti da essere presenti in tutti gli organismi viventi. E’ il caso di una proteina chiamata citocromo c, che è essenziale per la respirazione cellulare. Il fatto curioso è che questa proteina presenta una struttura leggermente diversa nei vari gruppi di organismi. Cioè, alcuni tratti della catena non sono fatti degli stessi amminoacidi. Le somiglianze e le differenze del citocromo c di specie diverse riflettono i rapporti di parentela dedotti con i metodi più tradizionali, dell’anatomia comparata. Cioè, il citocromo di un moscerino è più simile a quello di una farfalla che a quello di un cavallo. Inoltre c’è maggiore somiglianza tra il citocromo del cavallo e della farfalla che tra questi e il citocromo di un girasole.
La proteina citocromo C e la sua espressione in ogni forma di vita viene spesso citato a sostegno dell'ipotesi evoluzionista. Il DNA viene considerato dagli evoluzionisti come un orologio molecolare che ci rivela la storia dell'evoluzione dai primi organismi all'uomo. In realtà l'orologio molecolare crea dei problemi per l'evoluzionista a causa delle anomalie.
Al contrario danno evidenza alla creazione progettata di specie distinte e non una evoluzione continua. Nel suo libro Evolution: A Theory in Crisis, Dr. M. Denton ha comparato la sequenza di aminoacidi del citocromo C di un batterio (un procariota) con eucarioti molto diversi fra di loro come lievito, grano, colomba e cavallo che praticamente hanno tutti la stessa percentuale di differenza con il batterio (64 - 69%). Non esistono citocromi intermedi fra procarioti e eucarioti, come non c’è nessuna evidenza che gli animali "superiori", come il cavallo, si siano diversificati di più rispetto agli organismi "inferiori" come il lievito.
Sorge lo stesso problema comparando il citocromo C dell'invertebrato baco da seta con vertebrati come la lampreda, la carpa, la tartaruga, la colomba e il cavallo. I vertebrati sono tutti similmente divergenti dal baco da seta (27 - 30%).
Fra la carpa, la rana, il toro, la tartaruga, la gallina, il coniglio e cavallo abbiamo una divergenza costante del 13 - 14%. Non esiste traccia di una serie di transizione che vada dal ciclostoma (vertebrato acquatico, molto simile ai pesci) al pesce, all’anfibio, al rettile, al mammifero o all’uccello.
Agli evoluzionisti, poi, si presenta un ulteriore problema quando cercano di spiegare come l'orologio molecolare possa procedere cosi costantemente in una proteina, in organismi così diversi fra di loro (con l'eccezione di alcune anomalie che amplificano ulteriormente i problemi).
Deve esserci stato un tasso di mutazione costante nel tempo, ma le evidenze genetiche indicano che c'è un tasso costante per generazione. Così il tasso dovrebbe essere molto più veloce per organismi come i batteri che hanno un ciclo vitale molto breve rispetto ad esempio ad un elefante. Perciò l'evidenza non sostiene la teoria che le sequenze di divergenza siano dovute a mutazioni che si sono accumulate con il passare del tempo, mentre la vita si evolveva.
Su questa terra ci sono molti organismi di vari tipi, anche molto diversi tra loro, che devono tutti vivere nello stesso ambiente gassoso. Questo comporta che, fra loro, avranno qualcosa di simile.
Per esempio, vivendo tutti in un ambiente ricco di ossigeno, non è per nulla sorprendente che ogni organismo vivente abbia il citocromo C, necessario per il processo di respirazione. Considerando questo, non è nemmeno sorprendente che i mammiferi possano avere molte similitudini fra di loro.
Quando andiamo su una qualsiasi strada vediamo che tutti i mezzi di trasporto utilizzano la ruota rotonda. Non vediamo dei mezzi con ruote quadrate o triangolari. Questo perché i progettisti ormai sanno che la ruota rotando funziona bene.
Per lo stesso motivo possiamo immaginare che un progettista intelligente abbia pensato i mammiferi con dei disegni simili, perché abitano in un ambiente simile. Per questo, non è per niente sorprendente che il citocromo C dello scimpanzé sia simile a quello dell'uomo, essendo anche fisiologicamente simile.
9) Prova dell’ecologia. Il rapporto parassita/ospite è un caso molto speciale di rapporto organismo/ambiente. L’uomo, come tutte le altre specie, può ospitare molti batteri, protozoi o vermi parassiti. Alcuni sono esclusivi della specie umana, cioè non vivono in nessun altro animale, né in alcun altro ambiente. Tutti questi parassiti si sono evoluti da antenati a vita libera o parassiti di altri animali.
In caso contrario dovremmo supporre che l’umanità abbia ereditato tutti i suoi parassiti dal suo capostipite.
Non tutti i batteri sono da considerare come parassiti. Un esempio è quello dei batteri ospitati nello stomaco delle mucche e di altri ruminanti che sono fondamentali per scomporre la vegetazione e per la corretta digestione da parte dell'ospite. Dei batteri che si trovano nella gola e nella bocca dell'uomo in buona salute, producono tutta la vitamina B12 di cui necessitano coloro che sono vegetariani.
I problemi si presentano quando questi batteri si moltiplicano e, finendo fuori controllo, distruggendo il normale equilibrio della flora naturale.
Cosa possiamo dire degli altri rapporti di simbiosi fra specie diverse? Questi innumerevoli esempi di simbiosi, sono fondamentali per la corretta salute (come pesce ascia e il pesce barbiere, tartaruga marina e il pesce corallo, ecc), ed è difficile, per gli evoluzionisti, spiegare questi processi. Non è pensabile che questi organismi simbiotici, strettamente dipendenti uno sull'altro, sia siano evoluti contemporaneamente con lo stesso tasso di mutazione nel corso di milioni di anni. Mentre progrediva l'evoluzione, come sono sopravissuti?
Nuovamente l'unica spiegazione accettabile, e anche logica, è quella di un bellissimo progetto intelligente studiato nei minimi dettagli.
Le icone dell'evoluzione crollano uno dopo l'altra alla luce della scienza e a seguito di accurate indagini. L'ipotesi dell'evoluzione, quindi, rimane solo un dogma sostenuto unicamente da preconcetti.

Legami tra evoluzionismo e potere

Legami tra evoluzionismo e potere
Un libro che svela il legame tra ideologia scientista e potere: dall'imperialismo britannico alle politiche ONU, dalla creazione della Royal Society all'"invenzione" dell'evoluzionismo, dal razzismo colonialista al Nuovo Ordine Mondiale.
Enzo Pennetta,
INDAGINE SUL DARWINISMO,
Ed. Cantagalli, euro 14
“La cronaca e l’attualità mostrano che nel mondo contemporaneo la scienza ha assunto la funzione di legittimare il potere, molte delle scelte più importanti non possono infatti essere compiute senza il sostegno di questa autorità, l’unica in grado di generare un consenso unanime. Questo stato di cose ebbe inizio nel ‘600 quando in Inghilterra si fece strada l’idea di uno Stato legittimato da una classe di scienziati: fu Francis Bacon a proporlo nella Nuova Atlantide. Da quell’idea nacque la Royal Society, la “casta sacerdotale” di scienziati che avrebbe supportato l’Impero Britannico. Tuttavia fu ben presto evidente che quella casta aveva bisogno di un testo di riferimento, di una nuova “Bibbia” capace di offrire una nuova visione del mondo: l’occasione buona sarebbe giunta nel 1859 quando Charles Darwin pubblicò l’Origine delle specie. Era una teoria che si prestava a divenire una sorta di seducente mito della creazione moderno, un mito basato sulle idee classiste dell’economista Thomas Robert Malthus; da allora quelle idee si sono affermate come verità di natura, giungendo ad orientare le politiche degli stati occidentali e delle Organizzazioni Internazionali non esclusa l’ONU. Una vicenda di cui questo libro vuole essere il puntuale e fedele racconto”.
Link: http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=2529

IL DIBATTITO SULL'INTELLIGENT DESIGNE

IL DIBATTITO SULL'INTELLIGENT DESIGNE
di Fabrizio Fratus
La maggior parte degli oppositori delle tesi antievoluzioniste sostiene che le teorie che fanno riferimento all’Intelligent Design siano frutto di una trasformazione del creazionismo. Per coloro che ritengono che l’evoluzionismo sia la spiegazione più ovvia e l’unica ammissibile nel campo della scienza, l’Intelligent Design nacque in reazione alla decisione della corte suprema nel 1987 nel processo Edwars-Aguillard che si pronunciò contro l’insegnamento del creazionismo nelle materie scientifiche delle scuole pubbliche. Quindi, per costoro, l’Intelligent Design non è nient’altro che un creazionismo mascherato. Ma la realtà è ben diversa. Le radici dell’Intelligent Design affondano nelle speculazioni filosofiche del “progetto” di Socrate e Platone. Da ricordare che per circa un millennio i filosofi hanno sostenuto che la complessità del "disegno" della natura, che opera per scopi complicati, indichi l'esistenza di un progettista/creatore sovrannaturale; questo è noto come l'argomento teologico dell'esistenza di Dio. Le forme più importanti di questa argomentazione furono espresse da Tommaso d'Aquino nella sua “Summa Theologica[1]”. Lo stesso F.C.S.Shiller, studioso di Oxford, nel 1897 scrisse “non è possibile escludere la supposizione che il processo dell’evoluzione sia guidato da una progetto intelligente”. Il giornalista Larry Witham, pubblicando la storia della controversia tra evoluzionisti e creazionisti, individua le radici della nascita dell’Intelligent Design negli anni ’50 e ’60 quando i biochimici svelavano i segreti del DNA e scoprivano che era parte di un complesso sistema di elaborazione dell’informazione composto da nanotecnologie estremamente sofisticate. Il chimico e filosofo M. Polany fu tra i primi a comprendere l’importanza di tali scoperte e sostenne che “le macchine non possono essere riducibili alla sola fisica e chimica e che ugualmente sono irriducibili le strutture meccaniche degli esseri viventi.”
Partendo dalle idee di M. Polany il biochimico M. Behe in seguito sviluppò la teoria della “complessità irriducibile”. E’ evidente che le considerazioni degli evoluzionisti sulla nascita dell’Intelligent Design sono solamente pretestuose e infondate e nascono dalla volontà di non volersi confrontare con coloro che non ritengono le teorie evoluzioniste come assolute certezze.
M. Denton in “Evolution: A theory in Crisis” specifica bene, con una sua affermazione, la differenza tra creazionismo e Intelligent Design. La sua affermazione dichiara apertamente che l’Intelligent Design non ha origine religiosa: “La conclusione dell’esistenza di un progetto è un’induzione a posteriori basata sulla coerente e spietata applicazione della logica dell’analogia. Questa conclusione può avere implicazioni religiose, ma non dipende da presupposti religiosi.” Il creazionismo si basa su una lettura letterale della Genesi mentre l’Intelligent Design non è basato su presupposti religiosi ma semplicemente deduce che la migliore spiegazione per certe caratteristiche del mondo naturale sia da ricondurre ad una causa intelligente.
L’Intelligent Design non prende in considerazione l’identità del progettista e tanto meno difende la Genesi descritta nella Bibbia. Per questi motivi uno dei più famosi atei inglesi, il filosofo A. Flew, ha abbracciato le tesi dell’Intelligent Design per l’origine della vita. Ma è soprattutto il convegno tenutosi nel mese di novembre del 1996 presso la Biola University di La Miranda[2]che diede un marcata impronta scientifica alla battaglia anti-darwinista dei gruppi protestanti statunitensi. L’impronta del convegno fu assolutamente provocatoria, come dimostra il titolo stesso dell’incontro: “Mere Creation”, col chiaro significato che solo l’idea di creazione poteva spiegare l’esistenza del mondo naturale, della sua varietà, nonchè della perfezione e della sofisticazione delle forme di Vita. Ma alla provocatorietà del convegno si accompagnò anche la varietà delle figure che vi parteciparono: tra i 160 relatori vi furono, infatti, non solo teologi e filosofi ma anche scienziati, tra i quali paleontologi e biologi, biochimici e matematici, insigni titolari di cattedre delle diverse università statunitensi che, a vario titolo, si posero quali oppositori alle teorie darwiniane o neodarwiniane. Si aggiunga che l’ampio risalto e la notevole importanza di tale convegno fu da ascriversi anche al fatto che gli scienziati che vi parteciparono furono in buona parte trentenni, vale a dire giovani menti, molte delle quali rappresentative del mondo del lavoro e della migliore metodologia di ricerca e di sperimentazione nei campi più avanzati della scienza.
Tale evento ebbe un’importanza quasi rivoluzionaria ed il tradizionale mondo scientifico, cresciuto e permeato dalla visione evoluzionista, sentendosi attaccato e minacciato, al fine di evitare che le fondamenta del pensiero tradizionale potessero vacillare, cercò di escludere ed emarginare gli oppositori delle teorie darwiniane, accusandoli di avere un atteggiamento oscurantista e dogmatico, ovvero di incomprensibile fideismo, fino ad arrivare a screditarne la competenza scientifica. Grazie a nuove generazioni di scienziati, tale accusa pare ora essersi rovesciata: oggi è l’establishment scientifico che deve difendersi dall’accusa di dogmatismo, di oscurantismo e di aprioristica negazione delle prove poste a supporto scientifico della contestazione delle teorie darwiniane. Di certo al convegno “Mere Creation” deve riconoscersi il merito di aver dato vita ad un florido e acceso dibattito culturale che sta sempre più acquistando risvolti rivoluzionari ed interesse nel mondo scientifico, occupando ormai anche le pagine di autorevoli riviste scientifiche, come ad esempio quelle del “Boston Review”[3]. Oggi le teorie dell’Intelligent Design sono discusse in ambito accademico ed è probabile che saranno la nuova frontiera della scienza moderna. Da metà degli anni ’90 del secolo scorso le teorie dell’Intelligent Design hanno iniziato a circolare con notevole successo negli Stati Uniti D’america. La tesi centrale della teoria è che il “caso” e la “selezione naturale” non siano in grado di spiegare tutte le caratteristiche degli esseri viventi, l’origine della vita, la complessità delle specie e che solo considerando la volontà di un disegno intelligente; di una progettazione si poteva meglio comprendere e spiegare tutto l’esistente.
Il filosofo inglese A. Flew fece scalpore annunciando che le prove empiriche erano dimostrazione che la complessità dell’universo fosse da ritenersi opera di un’intelligenza superiore. M. Denton[4], con la pubblicazione del suo libro “Evolution: A theory in Crisis”, è da ritenersi colui che ha iniziato la rivolta, nel campo scientifico americano, contro le teorie evoluzioniste. Il suo testo decretava che le scoperte empiriche non dimostravano la validità scientifica del darwinismo, ma al contrario lo bocciavano. Nel testo di Denton si elencavano moltissimi organi che tramite piccole e successive modificazioni non avrebbero mai potuto formarsi o funzionare.
Era l’inizio della contestazione scientifica delle teorie darwiniane. Per tutti coloro che non accettavano le teorie evoluzioniste M. Denton fu da considerarsi molto importante in quanto non era un credente ma un agnostico e non propose nessun tipo di alternativa all’evoluzionismo, ne contestava solamente la validità come paradigma scientifico e il suo libro fu il primo passo per la creazione del movimento dell’Intelligent Design in quanto era un testo rigorosamente scientifico e non contemplava nessun tipo di creatore. Il movimento nacque grazie ad un docente di diritto dell’Università della California, B. P. Jonhnson[5], che leggendo il libro di R. Dawkins, ateo e forse il più famoso sostenitore delle teorie evoluzioniste al mondo, e il libro di M. Denton rimase perplesso sulle argomentazioni di Dawkins e fu colpito da quelle di Denton. Jonhnson iniziò così una sua personale preparazione sull’argomento e terminato il suo studio organizzò in ambito universitario convegni pubblici con esponenti delle teorie evoluzioniste criticando il darwinismo a 360°. Nel 1991 Jonhnson pubblicò un libro di accusa ai darwinisti sostenendo che gli stessi non fondavano le teorie su prove scientifiche ma su una loro aprioristica adesione al materialismo. È nel 1996 con il biochimico M. Behe[6] che compare la teoria chiamata “disegno intelligente”. Sul New York Times, il professor Behe, scrisse un articolo dal titolo: “Darwin al microscopio” in cui spiegò che a suo giudizio vi sono meccanismi molecolari di “irriducibile complessità” che con il Darwinismo non possono trovare spiegazione e che solo con l’ipotesi di un progetto intelligente potevano avere risposta. M. Behe portò come esempio alcune funzioni cellulari e la coagulazione del sangue. Più tardi M. Behe illustrò meglio i suo concetti con il libro: “Darwin’s Black Box” dove spiegò meglio tantissimi meccanismi con cui il funzionamento avviene dall’interazione di molte parti dell'organismo e che solo la mancanza di una delle funzioni da parte di un organo non avrebbe permesso il funzionamento del processo in atto. Nasce così la teoria della “complessità Irriducibile” di M. Behe. L’esempio di Behe per fare comprendere al grande pubblico la sua intuizione è quello della trappola per topi. Behe spiega che anche una semplicissima trappola per topi, composta da soli cinque elementi semplicissimi, per funzionare ha necessità che i cinque lementi siano tutti funzionanti, mancandone uno soltanto tutta la trappola diviene inutile e quindi secondo le teorie evoluzioniste o la trappola viene messa in funzione già completa o la selezione naturale non avrebbe mai permesso la sua creazione. La trappola per topi ha solo cinque elementi é di semplicissima concezione, l’organismo umano e animale è estremamente complesso e organizzato. Per M. Behe il caso e la selezione naturale non possono assolutamente spiegare la complessità degli organismi. Un altro contributo di notevole importanza è il libro del matematico W. Dembsky[7] dal titolo “Mere Creation” che raccoglie i migliori interventi del convegno svoltosi nel 1997 alla Biola University di Los Angeles. Nel suo testo W. Dembsky fa notare che in molti campi della scienza si fa ricorso all’individuazione di un ‘intervento intelligente, nell’archeologia con il ritrovamento di manufatti e oggetti. Con il programma SETI per l’individuazione di messaggi intelligenti dallo spazio. Alla decifrazione di codici segreti, ai disegni tracciati nelle caverne. W. Dembsky spiega che non si comprende perché la stessa metodologia non possa ritenersi valida anche nelle scienze naturali e che il DNA, che ha notevoli quantità di informazioni, non possa ritenersi creazione di un “ disegno intelligente”. Nel suo libro viene fatta anche una proposta di filtro che identifichi statisticamente se un risultato è figlio di un prodotto dell’intelligenza o del caso. Ad un primo livello si verifica se l’accaduto è altamente probabile, quindi escludendo da subito un’ipotesi di progetto intelligente. Al secondo livello si verifica se è solo mediamente improbabile, come esempio viene riportata una scala reale a poker. Al terzo livello troviamo solo i risultati altamente improbabili e nel caso siano anche “specifici” è logico supporre vi sia una precisa volontà di progettazione. Come esempio viene riportato che se in una partita a carte per cinque volte si verifica una scala reale alla stessa persona in modo consecutivo è più facile supporre con logica che non sia il caso a favorire il giocatore; ma che il giocatore è semplicemente un baro e le scale reali siano frutto di una sua “volontà creatrice”.
Altro grande colpo al paradigma evoluzionista arriva dal testo di J. Wells. Il saggio è una raccolta delle numerevoli frodi che riempiono i testi di biologia. Icone che da decenni sono descritte nei testi di biologia per illustrare la veridicità dell’evoluzionismo: l’esperimento di S. Miller sull’origine della vita, l’albero della vita darwiniano, gli embrioni di E. Haeckel e l’archaepterix (l’ipotetico anello di congiunzione tra rettili e uccelli).
L’esperimento di Miller non riuscì a creare la vita da un brodo primordiale ma riuscì solamente a fare scaturire un aminoacido. In oagni caso vi fu un progetto intelligente ad organizzare l’esperimento, Miller stesso. L’albero della vita darwiniano non ha nessun raffronto con le scoperte della paleontologia in quanto ancora oggi non vi sono stati ritrovamenti di anelli di congiunzione tra specie e specie. Al contrario dalla paleontologia e dai fossili sembrerebbe che le molteplici specie compaiano all’improvviso completamente formate. L’archaepterix, come si è scoperto era solamente un uccello estinto.
Forse, però, la presenza degli embrioni di E. Haeckel è ancora più grave; il genetista voleva dimostrare l’origine comune di tutti i viventi tramite la rassomiglianza tra differenti specie nella prime fasi di vita e comparando i differenti embrioni riprodurre il meccanismo generale di evoluzione da “uno stadio indifferenziato ad uno differenziato”. Ci si scorda si scrivere che E. Haeckel aveva alterato di proposito i disegni degli embrioni e che scelse degli esempi di comodo in diverse fasi del loro sviluppo. Dopo il processo alle scimmie[8], a parti invertite, lo scorso dicembre a Harrisburg[9], si è tenuto il processo contro l’insegnamento delle teorie dell’intelligent designer. Questo processo è servito a fare conoscere in tutto il mondo il dibattito di carattere scientifico/culturale che sta investendo il mondo scientifico americano. In America, il dibattito, è a tutti i livelli, accademico, scolastico e pubblico.
[1] La Summa Theologica fu composta da Tommaso in sette anni, dal 1266 al 1273 circa, e consta di ben 512 questioni; Dio appare come causa efficiente e finale di tutte le cose . Questa struttura, di forte sapore neoaristotelico, è inquadrabile nello schema della storia sacra, che va dalla creazione, all'incarnazione fino al giudizio finale.
[2] California, Università di Biola, dal 14 al 17 novembre 1996
[3] Autorevolissima rivista del M.I.T. (Massachussets Istitute of Technology)
[4] Lureato in biologia molecolare nel suo testo conclude così: “L’universalità della perfezione e il fatto che dovunque guardiamo, non importa quanto profondamente o quanto lontano, troviamo un’eleganza ed una ingenuità di una qualità trascendente, che mitiga contro l’idea [che tutto è il risultato di] caso… a fianco del livello di ingenuità e complessità esibito dalle macchine molecolari della vita, perfino i nostri manufatti più avanzati sembrano malfatti. Ci sentiamo umiliati, tanto quanto si sentirebbe l’uomo neolitico alla presenza della tecnologia del ventesimo secolo… Sarebbe illusorio pensare che ciò che vediamo nel presente superi di una sola frazione la totalità del disegno biologico. Praticamente in ogni settore di ricerca biologica fondamentale i livelli di disegno e di complessità si rivelano più sofisticati man mano che si scoprono, sempre a una frequenza che aumenta parallelamente”.
[5] Professore di legge presso l'Università di Berkeley, USA, autore del libro uscito nel 1991 e in seconda edizione aggiornata nel 1993, Darwin on Tria
[6] M. Behe, Darwin's Black Box: The Biochemical Challenge to evolution, New York, Simon & Shuster, 1998.
[7] William Dembski, 1998. The Design Inference. Cambridge University Press
[8] John Thomas Scopes (3 agosto 1900 - 1970), insegnante statunitense.All'età di 24 anni, il 25 maggio 1925, fu accusato e processato per violazione del Tennessee's Butler Act, che proibiva di insegnare la supplenza di biologia, avendo egli in realtà un incarico da allenatore di football americano. Nello storico processo chiamato "Scopes Monkey Trial" (Processo delle scimmie), fu difeso da Clarence Darrow e altri dell'ACLU (American Civil Liberties Union) ed accusato da William Jennings Bryan, poi candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Il verdetto finale fu di colpevolezza e John Scopes fu multato per 100 dollari, sentenza che fu poi rivista ed annullata per un vizio di forma. Dopo il processo, Scopes fu prevalentemente impiegato nell'industria del petrolio nel suo paese e in Venezuela. Si tenne a debita distanza dalle scuole.
[9] Nella primavera del 2004 William Buckingham, a capo della commissione scolastica del distretto di Dover, Pennsylvania, annunciò che il nuovo libro di testo delle high school avrebbe reso conto della teoria del “disegno intelligente” a fianco di quella sull’evoluzione. Né nacque una controversia legale che il 26 settembre del 2006 arrivò davanti alla Corte federale di Harrisburg, dove si aprì il processo “Kitzmiller et al vs. Dover Area School District”. Il processo si è concluso con la constatazione che William Buckingham andava contro il primo emendamento della Costituzione americana che vieta di impartire insegnamenti motivati in senso religioso o che hanno come effetto quello di diffondere una fede

Le toutologie dell'evoluzionismo

Le toutologie dell'evoluzionismo
Anche a livello di logica le teorie evoluzionistiche non si auto-sostengono; esse infatti si basano su una serie di tautologie:
Chi ha maggior successo riproduttivo? Il più adatto; ma chi è il più adatto? Chi ha maggior successo riproduttivo (1). Nonostante tutto, questa affermazione in senso darwiniano è stata assunta come una legge naturale ed ha acquisito i caratteri di perentorietà ed incontraddicibilità come una definizione, così da conferire al darwinismo quell'assolutismo dogmatico che lo vorrebbe porre come dottrina incontestabile. Comunque non sarebbe stato sostenibile il caso di un tipo più adatto che sopravviva peggio!
Chi è li più evoluto? Chi, nei tempi lunghi se l'è cavata meglio; ma chi se l'è cavata meglio? Il più evoluto (2).
Gli individui più adatti a sopravvivere hanno una migliore probabilità di sopravvivere di quelli che non sono così ben adatti a sopravvivere (3).
A rendere più bizzarra questa logica di ragionamento ci sono varie personalità che hanno offerto il loro contributo, come il premio nobel per la biologia Francis Crick che ha affermato che la selezione naturale "permette che avvengano miglioramenti, e se la complessità è vantaggiosa - come spesso è - porterà, a lungo andare, verso organismi sempre più complicati".
Inoltre per includere nella "logica evoluzionistica" tutti i casi presenti in natura, si tenta di giustificare in termini evolutivi anche quei casi in cui l'evoluzione non è stata perseguita, anzi la natura è andata in direzione opposta; si è così inventata l'evoluzione regressiva e lo stesso Darwin con estrema serenità ha affermato che "il risultato finale [della selezione naturale] sarà stato generalmente un progresso nell'organizzazione; in pochi casi, invece, avrà costituito un regresso" (5). Questa affermazione è in aperta contrapposizione con tutte le premesse dell'evoluzione adattativa.
Quindi tutto il problema evoluzionistico viene risolto da un "come spesso è" che spiegherebbe parte dei casi che avvengono in natura. Ed i restanti casi che non trovano riscontro nelle affermazioni di cui sopra? Qui l'assioma "l'eccezione conferma la regola" decisamente non è applicabile. Nel campo scientifico si deve necessariamente affermare che l'eccezione invalida la regola.
Da parte degli evoluzionisti si è soliti affermare che i phila aventi un comune filogenesi sono quelli più simili fenotipicamente ed anche genotipicamente, ma ciò e naturale visto che il fenotipo è prodotto del genotipo; se il codice genetico è universale, cioè tutti i phila sono stati scritti con lo stesso linguaggio di programmazione, è naturale che quanto più simili sono le varie espressioni fenotipiche tante meno differenze si riscontreranno nei genomi rispettivi.
Come dire: se l'uomo somiglia di più alla scimmia che non al lombrico, il programma che serve per costruire l'uomo e la scimmia (guarda caso) saranno più simili che non il programma dell'uomo e del lombrico.
Ma di qui a dire che da questa evidenza ne deriva la dimostrazione dell'evoluzione è un passo troppo lungo.
Fortunamente non tutti soggiacciono al diffuso modo di pensare dell'evoluzionismo: Remy Gauvin, professore alla Sorbona e uno dei maggiori biologi ed etologi dei nostri tempi, afferma che "il neodarwinismo non è che un insieme di tautologie, che possono soddisfare solo i più ingenui".(4).
***
(1) G. Sermonti e R. Fondi, Dopo Darwin, Critica alle teorie evoluzionistiche, Rusconi, p. 41.
(2) Cfr. ibid., p. 41.
(3) Cfr. ibid., p. 35.
(4) Rémi Chauvin, La biologie de l'esprit, Rocher, Munich 1985, p. 19.
(5) Charles Darwin, L'origine delle specie, 1859 e 1872, p. 300.
La lista nera di Darwin - Darwin`s black list
Come ti smonto la favola di Darwin...
L'assunto fondamentale della teoria neo-Darwiniana è che tutta la complessità biologica funzionale nacque grazie alle variazioni non teleologiche e alla selezione naturale (macroevoluzione non guidata di tutte le specie a partire da un antenato comune).
Ecco la nostra "lista nera" dei 12 maggiori problemi o contraddizioni del suddetto assunto fondamentale.
Origine della vita
La teoria neo-Darwiniana non può fornire una spiegazione coerente dell'origine della vita. I processi Darwiniani lavorano modificando organismi pre-esistenti e quindi non possono dar conto dei primi loro antenati.
Informazione complessa specificata
Informazione che è sia complessa (con bassa probabilità) che specificata (conforme ad un pattern) non può essere generata da leggi e/o dal caso. Per esempio libri e programmi di computer contengono informazione complessa specificata. Anche l'informazione contenuta nel codice DNA dei cromosomi è di questo tipo: essa specifica complesse istruzioni per produrre le proteine e svolgere altre funzioni. Gli organismi sono pieni di informazione complessa specificata.
Complessità irriducibile
Un sistema non può essere ottenuto per evoluzione (cioè per gradi) se tutte le sue parti devono essere complete e posizionate al giusto posto fin dall'inizio. Tali sistemi "irriducibilmente complessi" non hanno alcun precursore totalmente funzionale più semplice. Gli organismi sono pieni di sistemi irriducibilmente complessi.
Gerarchia della cellula
La biologia molecolare ha scoperto che la cellula biologica contiene informazione memorizzata (esempio le molecole del DNA) e un processore che gestisce questa informazione secondo una codifica condivisa (il codice genetico). Il caso può generare ciecamente delle sequenze ma non può generare un agente che processa delle sequenze. Solo un soprastante progettista intelligente che conosce le sequenze, l'agente che le processa e la codifica che condividono è in grado di farlo. L'insieme composto dal processore, le sequenze e la codifica condivisa è un sistema irriducibilmente complesso a tre componenti che non può sorgere per caso.
Complessità specificata complementare
Se due sistemi condividono un'interfaccia complessa specificata questo prova un progetto comune sovrastante. Il regno biologico mostra molti esempi di complessità specificata complementare: per esempio, gli apparati riproduttivi nei mammiferi. Tali sistemi correlati non possono essersi evoluti separatamente e gradualmente ma devono essere progettati da chi conosce nello stesso tempo entrambi i sistemi e la loro interfaccia condivisa. La riproduzione sessuata ha bisogno di due individui di sesso diverso per funzionare. Ammettiamo che un processo Darwiniano abbia già prodotto il maschio di una certa specie. Ora un altro processo Darwiniano dovrebbe generare la femmina. I processi Darwiniani hanno bisogno della riproduzione per funzionare. La contraddizione è che purtroppo la riproduzione non c'è ancora.
Anelli mancanti
La paleontologia e l'antropologia rivelano che i ritrovamenti fossili non mostrano forme di transizione. Quelli che sembrano essere mutanti sono semplicemente specie a se stanti o sotto-specie. L'evoluzione graduale avrebbe dovuto lasciare dietro di se innumerevoli forme intermedie.
L'esplosione del Cambriano
La paleontologia mostra che durante il periodo Cambiano molte nuove forme animali e strutture corporee sorsero in un periodo di tempo geologicamente breve. Ciò non concorda con l'evoluzione lenta e graduale.
Termodinamica
In fisica la seconda legge della termodinamica afferma che nell'universo c'è una sistematica tendenza verso il disordine. Ciò è l'opposto dell'evoluzione casuale, che sarebbe una sistematica tendenza verso l'ordine. Senza interventi intelligenti l'entropia (disordine) fisica e dell'informazione aumenta spontaneamente. Di per se stesso l'apporto di energia non può aumentare l'informazione e l'organizzazione in un sistema. La seconda legge della termodinamica e l'evoluzione biologica non guidata non possono essere entrambi veri.
L'irriducibile complessità è coinvolta nei macro cambiamenti
Una supposta macro transizione tra due specie morfologicamente differenti comporterebbe un gran numero di modificazioni in molti sistemi irriducibilmente complessi della specie iniziale. Questi sistemi irriducibilmente complessi non possono funzionare se modificati, e i mutanti non sopravviverebbero.
Meccanismi di correzione di errori
La biologia molecolare mostra che nella cellula molti meccanismi di correzione di errore lavorano per evitare o aggiustare errori genetici. Il processo di mutazioni (errori) casuali e selezione naturale è un processo che ha bisogno degli errori e nello stesso tempo creerebbe meccanismi per eliminarli? Non si può avere entrambe le cose: o i processi Darwiniani sono basati sugli errori nel DNA e allora non possono creare i meccanismi di riparazione del DNA che cancellano gli errori o i processi Darwiniani creano effettivamente il DNA e i suoi sistemi di correzione e allora i processi Darwiniani non possono essere basati sugli errori. Questa è una contraddizione.
Teorema di Fisher
Nella genetica delle popolazioni un'interpretazione del teorema fondamentale di R.A. Fisher sulla selezione naturale implica che la diversità biologica suggerisce l'assenza di una generale forza selettiva. Una generalizzata forza selettiva, come quella Darwiniana, dovrebbe minimizzare la diversità biologica. Invece in natura vediamo una stupefacente diversità biologica. È contraddittorio che l'evoluzione Darwiniana pretenda di spiegare la diversità per mezzo dell'eliminazione della diversità.
Dilemma di Haldane
Il genetista J.B.S. Haldane calcolò che in una popolazione stazionaria di mammiferi a riproduzione lenta, non più di un gene nel corso di 300 generazioni potrebbe diventare stabile, a causa del costo della sua sostituzione. Focalizziamoci sull'evoluzione umana durata, diciamo, 10 milioni di anni. Consideriamo 20 anni l'effettivo periodo individuale di riproduzione durante tale era. Questo fa un totale di 500.000 generazioni. Applicando il limite di Haldane di una sostituzione ogni 300 generazioni, avremmo che in 10 milioni di anni la popolazione potrebbe sostituire non più di 1667 nucleotidi favorevoli. Non è abbastanza per spiegare l'evoluzione dell'uomo.